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ancora lento scorre
il quadrante rotondo
il frammento di questo mondo
stanco senza alfiere e torre
.
quanto serve chiudere
il battente dopo la tempesta!
la mano non fu abbastanza lesta
né la penna smise di scrivere
.
anche se la fiamma fu colpita
a morte, da soffio bagnato
e sprecai tutto il mio parlato,
tenacemente espresso a suon di dita
.
suola incrostata di fango riposa
appesantisce i passi
incontro ai giorni mai più grassi
non più figlia… e mai sposa
b.l.
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La chiave di lettura di questo testo
è celata nella foto ad esso allegata!
Cavolo cara Brigida, non crucciarti per questo! Un po’ conosci di me…
E’ bellissima questa poesia ma profondamente triste.
Ti abbraccio forte e ti lascio un sorriso. Lila
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Lila, conosci la leggenda della Baronessa di Carini?
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La leggenda non la ricordo, mi ricordo, da piccola, dello sceneggiato. Racconta…
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Vecchio latifondista, s’impadronisce di terreni non suoi, uccidendo i proprietari confinanti. Qualche generazione dopo, un discendente si riaffaccia in terra di Carini e trova le tracce e poi le carte che provano i misfatti. L’erede, uomo di una certa età che aveva anche comprato -tra le altre cose- la bella moglie – e la trattava da padre/padrone, in combutta col padre di lei che aveva a gola fondere ancora più patrimoni, inscenò l’uccisione del discendente riaffacciatosi dal passato facendolo apparire come delitto d’onore, uccidendo, insieme a lui, la propria giovane moglie…
E’ una triste leggenda ma è anche specchio di una realtà che noi donne, anche se modernizzata, ancora troppo spesso subiamo…
Ps: anch’io ricordo la storia in modo sommario, ma la morale è comunque questa.
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Triste e bellissima storia che fa parte delle nostre radici culturali.
Molto belli i tuoi versi. Evocativi e pieni di tenerezza.
Un abbraccio afoso
Patrizia
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una chiusa che stringe il cuore quel “e mai sposa” è una pugnalata : riassume la solitudine, l’emarginazione, l’incompletezza. Poesia amara che nel riverbero della radici canta il suo dramma. La Baronessa di Carini mi ricorda qualcosa ma è nelle pieghe del tempo ormai. Ciao
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È una poesia triste, vera, bellissima, che ci rappresenta in questo terribile aspettare senza mai trovare né appagarsi. Ultimamente io mi sono stufata di aspettare questo e quello e così sono ancora più cosciente di certe amarezze. E ricordo la fanciulla sognante, quella che chiamo “ballerina” e che canto continuamente in ogni sfumatura, adesso il tempo si chiude, l’orologio a cucù grida nelle orecchie, gli amici se ne vanno dietro speranze inutili come fu per me in un tempo remoto. Mi accorgo di essere niente per nessuno, eppure chiedevo così poco, non l’ho avuto mai, tale era il mio amore che non volli distinguere la realtà lampante.
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…suola incrostata di fango riposa, appesantisce i passi incontro ai giorni mai più grassi: non più figlia… e mai sposa
Questo è il canto di noi donne che hanno molto tempo da dedicare a coloro che sono impegnati e che assorbono il nostro dedicarci, fino ad utilizzarci in guerra ed in pace, nella vita e per la nostra stessa vita.
Dolcissima Mimma, ti mando un abbraccio fortissimo e spero di leggerti presto!
Grazie per la tua presenza qui, ma non privarci ancora a lungo dei tuoi colori…
BacioBacio
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non più figlia e mai sposa. un destino di separazione e sparizione.
ha la musica struggente delle vecchie romanze, la tua poesia.
che bella!
un abbraccio,
zena
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Grazie di cuore, carissima Zena.
Ti abbraccio forte forte!
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